Coordinatore del Sito Web di Olivettiana. Formatore, Direttore editoriale sino al 2013 di FOR , rivista dell’ AIF – Associazione Italiana Formatori, Maestro del Lavoro. In Olivetti dal 1960 al 1991 presso la Direzione Commerciale.

Federico Faggin, scienziato e tecnologo di fama mondiale, ha presentato recentemente il suo ultimo libro Irriducibile al festival ella letteratura di Mantova.

Per parlare di Federico Faggin, credo sia utile partire dal 1960, quando, conseguito il diploma di perito industriale, specializzato in radiotecnica, all’Istituto Tecnico Industriale Aldo Rossi di Vicenza, viene selezionato dalla Società Olivetti.

Nel 1960 la prima generazione dei diplomati italiani nati negli anni della Seconda guerra mondiale 1940-1945 – entra nel mondo del lavoro. Sono anni di boom economico e di grandi visioni di futuro. Tra queste, in Italia, la più potente è quella di Adriano Olivetti che crede nel futuro dell’elettronica e dal 1952, con un laboratorio di ricerca in Usa gestito dal fratello Dino, e nel 1955, con l’assunzione del giovane ing. Mario Tchou, entra nel settore progettazione e produzione dei grandi computer, primo in Europa.  

Con parole come “l’elettronica sta avviando l’uomo verso una nuova condizione di libertà e di conquiste” perché “sottratto alla più faticosa routine” Adriano Olivetti presenta a Milano al Presidente della Repubblica Gronchi, il Calcolatore Elea 9003. Un’elettronica applicata all’elaborazione dell’informazione con investimenti aziendali perché in quell’epoca da chi aveva responsabilità della politica industriale e da grandi aziende che stavano vivendo il successo della produzione meccanica, non fu né studiato né compreso l’enormità del potenziale dell’elettronica.  

Parole e strategie aziendali che furono invece ben comprese dal ventenne  Federico Faggin[1] che ha vissuto intensamente quella stagione sia in Olivetti che nella Silicon Valley, dove il suo talento ebbe modo di esprimersi[2].

Per me è stata un’esperienza fondamentale, che ho scelto tra diverse altre offerte proprio per le idee innovative che Adriano Olivetti aveva nel modo di condurre l’azienda e trattare i lavoratori. Avevo diciott’anni quando, col diploma di perito radiotecnico e la passione per quegli oggetti ancora sconosciuti chiamati computer, ho mosso i primi passi nel laboratorio di ricerca a Borgolombardo [dove la Olivetti produceva i calcolatori della serie Elea] vicino Milano, occupandomi di transistor. L’anno dopo, era il 1961, mi sono trovato a progettare e costruire un piccolo calcolatore elettronico sperimentale. Da lì la spinta a studiare fisica all’università e la ricerca sulla meccanica quantistica, fondamentale per le mie scoperte successive negli Stati Uniti. Ho lasciato l’azienda perché volevo fare ancora di più, ma mi sono sempre portato dentro lo spirito di Adriano Olivetti e il suo grande fervore per l’innovazione, che ha ancora tanto da dire a chi oggi vuole fare impresa.

Questo richiamo alla figura di Adriano Olivetti si completa dopo la laurea in fisica all’Università di Padova nel 1965 con queste parole: Dopo l’esperienza in Olivetti e dopo la laurea in fisica all’università di Padova, ho avuto la fortuna di inventare un nuovo processo di fabbricazione per circuiti integrati Mos con porta di silicio, invece che di alluminio. Questa tecnologia, molto più veloce e affidabile di quelle precedenti, ha permesso di fare tutti i pezzi mancanti del computer: il microprocessore, le memorie Ram dinamiche e le memorie non-volatili. Vent’anni dopo quasi tutti i circuiti integrati al mondo usavano questa mia invenzione. Sempre a Intel, ho poi creato le successive generazioni di microchip, come l’8080, i cui discendenti ancora oggi muovono i computer di mezzo mondo. Cosa significa per me oggi alleggerire? È il modo giusto di guardare al futuro: è una condizione della mente che, libera da ingombri, può così trovare modi nuovi di vedere le cose.

Queste parole ci fanno ammirare Federico Faggin rammaricare per quell’appuntamento mancato del nostro Paese con la grande elettronica. Eppure l’Italia aveva tutte le carte in regola: giovani che studiavano con passione in Scuole dove i docenti davano il massimo, Università che avevano programmi e docenti che garantivano un’altissima qualità degli studi e studenti che avrebbero visto con interesse gli studi nell’area elettronica. L’IT – ìnformation tecnology oltre che negli Stati Uniti, divenne la protagonista di distretti specializzati “in Israele, Regno Unito, Germania, Svezia, Germania.

In Francia, nel distretto di Sophia Antipolis (Costa Azzurra) un recente rapporto indica la presenza di 26.635 persone (tecnici, scienziati, ingegneri e manager) provenienti da 68 paesi, che lavorano per 1.276 società a contenuto tecnologico”.[3]

L’elettronica in Olivetti agli albori’ e ‘La sfida italiana dell’elettronica’ sono due capitoli che Giuseppe Silmo, socio di Olivettiana, ha scritto nel suo Olivetti. Una storia breve ‘ Hever editore 2017 e che descrivono sia questo appuntamento mancato che gli sviluppi successivi degli Settanta e Ottanta, quando però la concorrenza eil mercato vedeva la presenza di svariati protagonisti.

  La morte di Adriano Olivetti nel 1960 e del progettista Mario Tchou nel 2001, hanno inciso profondamente in quella che avrebbe potuto diventare, ma non è successo, una sorta di Distretto italiano per l’informatica, con il vantaggio di avere prodotto già 40 grandi calcolatori della serie Elea 9003, i primi al mondo completamente transistorizzati.  Per entrare nell’animazione del settore elettronico in Italia e negli Stati Uniti di quegli anni , si veda la nota  qui citata[4].

I nuovi obiettivi di Federico Faggin.

Sostenere la scienza della consapevolezza. La sua fondazione sostiene vari programmi presso le Università e gli Istituti per far progredire la comprensione della coscienza attraverso la ricerca teorica e pratica.

http://www.fagginfoundation.org/it/articoli/la-natura-della-consapevolezza/

Questo sito, grazie anche alla moglie Elvia, permette al lettore di farsi un’idea dei temi di ricerca.

I successi di Federico Faggin come scienziato, inventore e imprenditore, sono straordinari: non stupisce la ricerca che ha avviato. È nel Paese che ha nell’Umanesimo e nel Rinascimento le radici della sua modernità, che nascono personalità come Adriano Olivetti e come Federico Faggin. È il Paese dove una vasta gamma di imprenditori nei più vari settori (servizi, artigianato, industria, agricoltura, commercio) di professionisti, di scienziati, di ricercatori, di artisti, di poeti si richiama a queste radici.

Se ne accorgono gli interlocutori, clienti o partner, di altri Paesi. E’ un fenomeno che merita di essere studiato e in attesa di ricerche e studi in merito, credo si possa usare l’espressione di Federico Faggin che per descrivere il suo rapporto con la filosofia lo chiamò ‘subliminale’.

Il padre Giuseppe era stato docente di filosofia all’Università di Padova e, tra le altre opere, tradusse per la prima volta in Italia le Enneadi di Plotino.

Galileo Dallolio

27 settembre 2022



 

[1] https://it.linkedin.com/pulse/passera-vs-faggini-il-gusto-di-ricominciare-massimo-cerofolini intervista a Federico Faggini e Corrado Passera, anche lui entrato in Olivetti a 22 anni poi rientrato come Amministratore delegato. Due storie di grande interesse raccolte da M. Cerofolini.

[2] Dove peraltro nel 1972 Olivetti aprì un laboratorio per quella che poi sarà la stagione dei PC (M20 e M24) Anche in questo caso ci fu un problema: il primo personal computer al mondo si chiamava  P101 ideato in Olivetti dall’ing. Pier Giorgio Perotto, che faceva parte del team di progetto diretto dall’ing.Tchou, ed ebbe un grande successo (fu acquistato dalla Nasa per calcoli spaziali) ma fu frenato ,ed è l’opinione del progettista e degli analisti, dalla mentalità ancora molto ‘meccanica’ della Olivetti  

 

[3] Elserino Piol, Il sogno di un’impresa. Dall’Olivetti al venture capital: una vita nell’information technology’ prefazione di Luciano Gallino Sole 24 Ore ed. 2004

[4] Questo testo è ricavata da Luigi Serrantoni e Computer History:   https://www.computerhistory.it/index.php?option=com_content&view=article&id=288:federico-faggin&catid=89&Itemid=144

(Flash sull’animazione del settore elettronico in Italia negli anni Cinquanta)

Olivetti costruì l’Elea 9003 che utilizzava 300.000 transistor, ma non possedeva la struttura tecnica per produrli. In Italia l’ing. Virgilio  Floriani aveva fondato nel 1946 la Telettra per il settore delle telecomunicazioni e aveva ottenuto dalla Bell una licenza per costruire transistor. Nel 1957 dopo incontri con  Roberto Olivetti, capo della Divisione elettronica e Mario Tchou il progettista dell’Elea , Adriano Olivetti e Virgilio Floriani fondano la Società Generale Semiconduttori SGS che nel 1961, attraverso Dino Olivetti, per superare un momento di difficoltà, entrò in contatto con la Fairchild semiconduttori che a sua volta entrò nel capitale della SGS. La SGS Fairchild costruì stabilimenti in Gran Bretagna, Scozia, Francia, Svezia, con scambi di tecnologia e di persone molto intensi. Federico Faggin fu inviato a Palo Alto per sei mesi ma decise di restare in Faichild dove poi venne assunto. L’azienda  contava 3250 dipendenti . Nel 1968 sia Telettra che Fairchild uscirono dalla SGS che sarà partecipata da IRI e Fiat. Due protagonisti della SGS B.Noyce e G.Moore  lasciarono la SGS e fondarono la Intel dove venne assunto Federico Faggin e messo a capo di un progetto dove realizzerà in 9 mesi il famoso 4004 , il primo microprocessore commerciale [4]

 

 

Comments

  1. Un ottimo articolo, grazie Galileo Dallolio, Federico Faggin è considerato giustamente il più grande inventore italiano vivente. Di lui Bill Gates ha detto: ” prima di Faggin, la Silicon Valley era semplicemente la Valley.”
    E’ stato protagonista dell’Italian Tech Week, il più grande evento italiano su innovazione, tecnologia e start-up,
    che si è svolto alle Ogr di Torino il 29 e 30 settembre scorso.
    “Irriducibile “è il titolo del suo ultimo libro (Mondadori). “Siamo esseri spirituali, temporaneamente imprigionati in un corpo fisico simile a una macchina. Ma siamo molto più di una macchina. Siamo coscienza, entità infinite. Irriducibili.” Aggiunge “siamo realtà quantistiche che esistono in una realtà più vasta dello spazio-tempo, che contiene anche la realtà fisica.”
    E’ l’unico italiano presente al Computer History Museum di Mountain View. Nel 2010 è stato premiato da Obama con la “medaglia d’oro per l’innovazione”

Rispondi a PAOLO REBAUDENGO Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.